Elizabeth I

nella mia fine è il mio principio

Thomas Eliot
La Terra Desolata

Sorry for what ?

La scena è il campo di battaglia, un ring contemporaneo.dove si svolge uno sferzante allenamento alla vita, che parla di crescita e diresponsabilità.
La regina Elisabetta I diviene così emblema di uno scontro interiore: quello fra la propria identità e la responsabilità del governo del paese.
La sfida è prendere posizione.
Scegliere, costruire.
Senza scuse. senza alibi. Schivando i colpi, costruendo nuove tattiche e abbandonando tutto il conosciuto.
La lotta è del se contro se, il corpo è veicolo di cambiamento, costruisce continuamente con l’esigenza di trovare un nuovo se.
Il cambiamento è circolare, non ci sono fini che non contemplino nuovi inizi.
il precipizio
il rischio
la meraviglia.
Elisabetta I nel corso della sua vita è stata artefice della propria rinascita diventando la vergine Regina, una contraddizione che segnaprofondamente la lotta interna che fece con se stessa e il mondo politico costituito da uomini con il quale si è ritrovata a combattere. Unalotta per la sopravvivenza, la costruzione di un nuovo se attraverso un’immagine articolata e complessa per salvare la propria natura profonda.
Ha creato un’immagine per sostenere una verità nuova, per costruire dove nessuno aveva costruito prima, la prima donna Regina. Chequesto esempio non sia soltanto un rimando epico a qualcosa che poco appartiene al quotidiano ma che possa ricordare che per andaredove nessuno è mai andato è necessario diventare uomini nuovi. Entrare nel deserto di se senza riserve.

Sorry for what?
il corpo narra la propria battaglia
è nel fiorire
che la lotta del sé contro sé
si esplicita.
Dove finisco io ricomincio.

Un incontro di box in tre round per raccontare la regina Elisabetta I da un punto di vista inedito. Loo spettacolo non ricostruisce le vicende biografie di Elisabetta bensì a coglie il senso profondo delle sueazioni rivoluzionate, uno studio sulla sua interiorità, la forza di volontà, il senso di responsabilità e il rapporto con il potere.
Elisabetta appare allora come una vera e propria lottatrice, che occupa il palcoscenico/ ring insieme al proprio allenatore. L’idea sucui è stato costruito lo spettacolo è basata proprio sul rapporto atleta-allenatore, Il punto centrale della lotta di Elisabetta si è mossosempre intorno alla sua identità come donna che nella casualità della successione si è trovata tra le mani un potere che mai nessunuomo le avrebbe legittimato, pagando un prezzo altissimo. Prendere una posizione, questo ha ispirato la mia ricerca, prendere una posizione e assumersi la responsabilità che ne deriva. Viviamo in un momento storico dove trovare un posto, diventarequalcuno, essere riconosciuti è al centro del disegno della nostra identità; allo stesso tempo la ricerca disperata di questa legittimazione rischia di schiacciare le nostre nature. L’allenamento è con noi stessi a mantenerci fedeli a quello che siamo, preparati e mai pronti a prenderci carico delle responsabilità, allenati a gestire anche quello che non possiamo scegliere. La lotta più feroce che mai condurremo sarà con noi stessi, con l’onestà che dobbiamo alla nostra natura che sempre sirivolterà se tenteremo di piegarla ad altro segno. Lottare per scegliere, per aderire al proprio sé, qualunque esso sia, purché vero.Una lotta del sé contro sé.

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ideazione e regia Giulia Spattini
danzato e creato da Paolo Rosini e Giulia Spattini
disegno sonoro Guido Affini
luci Francesco Traverso
assistente alla regia Francesco Gabrielli
collaborazione produttiva Balletto Civile, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
con il sostegno di Drama Teatro, Fuori Luogo Festival Fisiko!

spettacolo presentato in collaborazione con DAMSLab | Dipartimento delle Arti – Università di Bologna
nell’ambito di CARNE focus

ph. Barbara Carioli

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