Before Break

Non ci fu alcuno che non sentisse la febbre del delirio
e che non commettesse inconsulti atti di disperazione

La Tempesta I, 2

Prima della rottura che cosa succede? In quale stato ci troviamo, e che cos’è per ognuno di noi il punto di rottura? Noi tutti senza accorgercene ci prepariamo a cambiare. Lo facciamo radicalmente preparando il momento. A tratti con una gestazione molto lunga e il più delle volte silenziosa e quindi per chi ci circonda totalmente inaspettata.
Fino a quando internamente siamo in grado di equilibrare le forze che ci restano prima di arrivare al Break?
Nel nostro piccolo sistema mondo sfibriamo una situazione, la portiamo al limite, quasi come base strategica del nostro alfabeto di dialogo. Nella nostra vita sappiamo bene, e molto spesso lo capiamo a rottura avvenuta, quando siamo in una tensione che precederà una spaccatura, un punto di non ritorno e quindi di cambiamento.

Il cambiamento è sempre una rivelazione?
Spesso un accadimento irrimediabile ci porterà a guardare gli altri e tutto quello che ci circonda in modo diverso. Questo irrimediabile ha qualcosa di definitivo e stupefacente che ci costringe a cambiare il nostro punto di vista. Che cos’è in grado di spostare l’asse sulla quale il nostro sistema di sguardo e quindi di giudizio si basa? Sicuramente l’altro da me può provocare uno spostamento; la relazione profonda è un vertiginoso trampolino di lancio per la rottura. La crisi che ora stanno attraversando l’Europa e le sue frontiere, non è altro che questo. La dimostrazione dello sfibrarsi definitivo di un sistema.
Un prima di qualcosa che rischia di scoppiare e di rompersi totalmente.

La nostra indagine è partita da un grande testo shakespeariano: La Tempesta.
In apparenza una favola che sembra fuori dal tempo e dallo spazio, tradizionalmente interpretata come il dramma del perdono e della riconciliazione con il mondo. Nella quale invece convivono tutte le contraddizioni che attanagliano l’uomo tra ciò che è sfuggente illusione e ricerca feroce della realtà, anche come conoscenza della propria precarietà e fnitudine così come della propria imperfezione e debolezza. I nostri Ariel e Calibano si moltiplicano in un susseguirsi di tentativi di vero combattimento tra le nature opposte che ci guidano.

Se l’arte è il terreno di confronto, allora il punto di rottura esiste per un corpo, per un suono, per un’immagine.
L’avventura sarà apparentemente consueta, cioè quella di assistere ad uno spettacolo, ma sin da subito il coinvolgimento degli spettatori, di cui cerchiamo le mani in piena luce, tenderà ad essere un cammino di conoscenza, confrontando di momento in momento, di scena in scena la propria conoscenza con quella dei personaggi ponendoci di fronte all’isola in cui siamo relegati con le stesse domande. Confinandoci per alcuni giorni dentro un teatro che sarà, nella sua totalità, il luogo dell’azione. L’isola deserta nella quale Prospero realizza la sua messa in scena.

Ecco, vogliamo indagare questa gestazione che è un’anticipazione dell’evolversi, per noi l’equivalente del principio creativo. Una consapevolezza profonda legata a noi come artisti ma prima di tutto come uomini.

Balletto Civile

ideazione e coreografia
Michela Lucenti

musica originale suonata dal vivo
Julia Kent e Nicola Pinelli

danzato e creato con
Fabio Bergaglio, Maurizio Camilli, Aziz El Youssouf, Giovanni Leonarduzzi, Michela Lucenti, Maurizio Lucenti, Alessandro Pallecchi, Emanuela Serra, Giulia Spattini, Demian Troiano, Natalia Vallebona

disegno luci
Stefano Mazzanti

suono
Tiziano Scali

una produzione
Balletto Civile

commissionato da
Ravello Festival / Teatro Olimpico di Vicenza / Conversazioni 2016

in collaborazione con
Centro Dialma Ruggiero-FuoriLuogo / Fondazione Luzzati Teatro della Tosse

con il sostegno del
MIBACT